Progetto comune – Come far funzionare un progetto?

È importante capire cosa fa funzionare una cosa, un’idea, un progetto, e cosa invece lo fa fallire o almeno ne impedisce il pieno sviluppo armonico.

dott.ssa Alessandra Bitelli - Coach di VediamociChiara

 

Le riflessioni della coach di VediamociChiara dott.ssa Alessandra Bitelli 

 

Se me lo permettete, per spiegarlo ricorrerò ad una metafora che fa riferimento al mondo canino… Vi racconto la storia di Walma e la storia di Pata. Sono entrambi due cani labrador, due splendidi esemplari.

Walma dalla nascita destinata a diventare cane guida per ciechi…

…affidata alla nostra famiglia per essere educata nel solo primo anno di vita. Un cane meraviglioso, molto, molto vivace che ha distrutto (o, a cui abbiamo lasciato distruggere) mobili, piante, ornamenti e impianto elettrico della casa… Molto, molto amata da tutti i membri della famiglia e anche dai nostri amici che emotivamente parteciparono al processo.

Walma entrò in casa, una villa con giardino, per un progetto comune. Tutti d’accordo, tutti sapevamo che l’avremmo avuta per un anno soltanto e avremmo dovuto educarla per poi restituirla all’organizzazione che l’avrebbe addestrata per diventare un buon cane guida per ciechi.
L’abbiamo educata, ma anche viziata, lasciata libera in un grande giardino in cui poteva correre ed esprimere il suo spirito di cane, sapendo che poi le sarebbe spettato un destino molto meno spensierato. Ma a Walma, tutto era perdonato.

Pata, nata in un allevamento di cani super blasonati, desiderata e comprata da un solo membro della famiglia e portata a casa…

Un appartamento in città, senza che, ahimé, il desiderio fosse condiviso tutta la famiglia (nessun progetto comune). In tre l’abbiamo amata da subito ed educata sicuramente meglio di come abbiamo educato Walma. Un appartamento non è posto per un retriver, ma nonostante ciò Pata cresce docile e vivace ma molto, molto educata, per come può esserlo un cucciolo. Eppure Pata non è arrivata sotto la stella della condivisione e come tale non è un obiettivo comune. Sembra Walma, praticamente identiche, ma molto meno vivace, molto più gestibile, eppure non è qui perché lo abbiamo deciso insieme, così appare ingestibile, maleodorante, fastidiosa e indesiderabile.

Pata non è un progetto comune. A Pata non viene perdonato nulla, o quasi…

Quando tutti in una comunità, in una squadra, o anche solo in una famiglia, vogliono qualcosa e la decidono insieme, raggiungerla è facile (progetto comune), non si sente la fatica, non si sente il disagio, lo sforzo. Al contrario, tutti sono motivati.
Quando l’idea è condivisa da pochi, invece, appare insulsa, inutile anche un po’ inopportuna.
Quando c’è un progetto comune, c’è condivisione di idee e obiettivi, così anche lo sforzo, la pazienza, l’impegno diventano condivisi e il successo è garantito, quando questi ingredienti vengono a mancare il fallimento è dietro la porta.

Una donna sa come far diventare un’idea, l’idea di tutti!

Le donne, da sempre, sono le più abili a creare questo clima di condivisione, sono abili nel mettere insieme gli animi e stimolarli in silenzio senza troppo clamore.
La spiccata sensibilità e capacità percettiva che le contraddistingue, e che per secoli le ha fatte chiamare il sesso debole, le rende capaci di individuare quali corde toccare nelle persone per motivarle e renderle partecipi nei progetti. Tutte le donne naturalmente attingono al retaggio che si portano dietro dalla loro vita animale. Ogni donna, nel suo animo, è allevatrice ed educatrice, è custode di cuccioli, anche se non li ha mai avuti. Una potenzialità, un dono preziosissimo che le rende eccellenti maestre della motivazione. Insomma, se una donna vuole coinvolgere e stimolare familiari, amici, colleghi o collaboratori su un progetto, ci riesce.

Come creare partecipazione e condivisione

Fate in modo che in casa, al lavoro, ci sia sempre una Walma e se non c’è o c’è qualcosa di diverso, fate in modo che ci sia o che lo diventi. La chiave di riuscita non è la capacità di fare le cose, ma la consapevolezza che sia giusto farlo e questa consapevolezza è tanto maggiore quanto l’idea o gli obiettivi sono condivisi.
“L’unione fa la forza” è la sintesi popolare più precisa per questo argomento.
Basti pensare al mondo sportivo. Gli spalti pieni, i cori dei tifosi allo stadio, il pubblico entusiasta che supporta gli atleti e che, da una parte, non li fa sentire soli nella loro impresa, e dall’altra, li fa sentire responsabili del risultato.
Ed è proprio la responsabilità di ognuno l’altro elemento fondamentale per far si che una squadra raggiunga il suo obiettivo.

Se tutti condividiamo l’idea, tutti si sentono responsabili di quello che si fa o non si fa. Nessuno rimarrà in disparte aspettando che gli altri facciano il grosso del lavoro. Le probabilità di successo saranno sicuramente maggiori.

Dott.ssa Alessandra Bitelli Trainer & Coach per Redazione VediamociChiara ©️riproduzione riservata

Puoi contattare direttamente la dott.ssa Alessandra Bitelli scrivendo a alessandra.bitelli@coach4change.it

Take Home Message
Una donna sa come far diventare un’idea, l’idea di tutti: “L’unione fa la forza!”.
Così facendo le probabilità di successo saranno sicuramente maggiori perché se tutti condividono un’idea, tutti si sentiranno responsabili di quello che si fa o non si fa.

Tempo di lettura: 1 minuto e 20 secondi

Ultimo aggiornamento: 29 dicembre 2024

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Una risposta

  1. Verissimo: un progetto comune è un progetto condiviso! Il mio primo matrimonio e la mia prima figlia sono stati progetti solo miei ed è per questo che sono stati così faticosi e fallimentari 🙁 ahimè. Il mio secondo matrimonio e il mio secondo e terzo figlio sono stati un progetto comune e questo ha fatto la differenza. Non l’avevo mai vista in questa chiave, ma credo che la coach abbia proprio ragione.

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