Come è connessa la tiroide alla secchezza intima?
Risponde il prof. Emmanuele Jannini Endocrinologo e Sessuologo Docente di Medicina della Sessualità a Tor Vergata
Che cos’è la secchezza vaginale?
La vagina è un organo sessuale fondamentale che funziona proprio in presenza di un lubrificante che essa stessa produce allo scopo di rendere la penetrazione piacevole per entrambi. C’è tutta una serie di condizioni che possono alterare la produzione di questo lubrificante.
Una tra queste potrebbe essere la carenza ormonale, un’altra potrebbe essere una carenza psicologica, vale a dire che la persona non si trova bene in quel momento con quel partner.
Ci possono essere disturbi anche di tipo neurologico e di tipo vascolare che possono provocare questa condizione. Per riassumerli in una maniera molto comprensibile a tutti ad esempio il diabete, da questo punto di vista, si colloca come un tipico caso di riduzione della lubrificazione anche se molto spesso il diabetologo e la paziente diabetica si dimenticano di dialogare sulla sessualità e quindi questo sintomo può passare inosservato, magari essendo più preoccupati per altre condizioni che possono essere legate al diabete.
Cosa possiamo fare quando ci rendiamo conto di soffrire di secchezza vaginale?
Il ginecologo è ovviamente il medico di riferimento per le problematiche di secchezza vaginale. Con un consiglio sommesso, quel ginecologo, (perché purtroppo qualche volta ti è capitato di osservarlo), che magari legato ad un vecchio modello di ginecologia che è più attenta a problematiche non sessuali, che non si dovesse prender carico della problematica della lubrificazione mancante, va cambiato. Molto semplicemente. Perché in realtà la funzione sessuale femminile è almeno altrettanto importante della funzione riproduttiva e fare il medico soltanto in una direzione non è corretto. Il ginecologo, insieme al sessuologo medico, deve essere il punto di riferimento per tutte le donne che hanno una disfunzione sessuale.
C’è qualche caso clinico che meglio di altri possa raccontare questa patologia ai nostri utenti?
Mi ricordo di questa vicenda. La racconto in maniera molto semplice. È una ragazza di una quarantina di anni che ad un certo punto comincia a provare dolore durante il rapporto sessuale. Questo dolore non le impedisce di avere rapporti però qualche volta, anzi un po’ troppo frequentemente, ci sono delle cistiti post rapporto, delle infiammazioni, delle vere e proprie vaginiti. Insomma, una serie di strascichi, niente di dirompente e drammatico, la sua vita sessuale bene o male continua, però lei stessa si rende conto di inconsciamente allontanare un pochino il sesso. Mentre prima non aspettava altro che il fine settimana per stare insieme a suo marito, per poter dialogare utilizzando il linguaggio del sesso, dell’amore, adesso si rende conto di essere un po’ “muta e sorda” dal punto di vista dell’utilizzo di questo linguaggio.
E naturalmente, la prima cosa che viene in mente è che si potesse trattare di una menopausa precoce.
Ovviamente vanno dal ginecologo, anche perché la cosa era un po’ strana perché la mamma di questa signora aveva avuto una menopausa oltre i 55 anni, e di solito il tempo della menopausa, se non ci sono malattie particolari, è abbastanza simile di mamma in figlia.
In realtà, non ci sono degli elementi che individuano quel tipico aumentare delle caldane, o vampate, cioè tutte quelle altre sintomatologie che in qualche modo si legano al processo menopausale. Piuttosto che una menopausa precoce, in realtà, il ginecologo suggerisce di andare da un endocrinologo perché si accorge che la tiroide di questa signora non funzionava perfettamente. Ora si è visto, effettivamente, che una riduzione degli ormoni tiroidei viene molto ben curata attraverso una terapia sostitutiva, che è in grado di ridurre, tra le varie cose, la disfunzione della lubrificazione.
Stiamo lavorando su questo per capire quali sono i meccanismi alla base di questo fenomeno, però è un dato di fatto che si può verificare questo tipo di strana sintomatologia. Perché nel caso di questa coppia, il lavoro maggiore, che ha dovuto fare il sessuologo medico, non è stato quello di somministrare gli ormoni che mancavano, ma è stato un pochino più complesso perché ha dovuto lavorare tanto sulla coppia per convincere l’uno e l’altro che non si erano disinnamorati, che era la prima cosa che queste persone avevano pensato.
In realtà in questo caso era tutto molto semplice, anche se, attenzione perché quando c’è un disturbo sessuale anche di tipo ormonale qualche volta si struttura una problematica di coppia, per cui è stato un lavoro piuttosto importante far si che riacquistassero fiducia in se stessi, fiducia nell’altro o nell’altra, di essere attori sessuali ancora perfettamente in grado di giocare questa fantastica commedia dell’amore così bella, così piacevole, perché era questo di cui non erano ancora convinti di essere in grado di poterlo fare, invece attraverso un percorso di “talking therapy” sono riusciti a recuperare anche questo nonostante gli ormoni che, nel frattempo, erano stati ripristinati. Questo è un caso che ci dice come gli ormoni sono fondamentali.
Le risposte sono a cura del prof. Emmanuele Jannini Endocrinologo e Sessuologo Docente di Medicina della Sessualità a Tor Vergata per Redazione VediamociChiara © riproduzione riservata
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