Tosse, abbassamento della voce, sensazione di nodo in gola. Capita spesso di averne, ma poco spesso di collegare questi disturbi a una patologia piuttosto comune, il reflusso laringofaringeo
Colpisce la laringe e la faringe, rappresentando una delle principali cause di infiammazione per queste e altre zone delle vie aeree superiori. Si presenta con un insieme di sintomi piuttosto comuni e confondibili in un primo momento anche con influenza o infiammazione alla gola. Ma che se persistono nel tempo vanno indagati.
Reflusso laringofaringeo: cos’è?
La patologia da reflusso laringofaringeo, da non confondersi con il reflusso gastroesofageo (che è però un suo vicino parente e a cui è talvolta associato), è una condizione provocata dalla cattiva tenuta dell’anello superiore dell’esofago (sfintere esofageo superiore) e quindi alla ‘risalita’ del contenuto dello stomaco lungo l’esofago fino arrivare nell’area della faringe. La risalita di materiale gastrico supera quindi il blocco dello sfintere e va a irritare le vie respiratorie.
I sintomi del reflusso laringofaringeo
E’ facile, in un primo momento, confondere i sintomi del reflusso laringofaringeo con un forte mal di gola o una forte infiammazione delle vie aeree. Dato che questa patologia non ha una sintomatologia specifica, ad accendere un campanello d’allarme e a farci effettuare un check-up deve essere però la persistenza di alcuni fastidi principali:
- Disfonia (la voce che va e viene). È presente nel 71-92% di chi soffre del disturbo ed è solitamente intermittente
- Eccessiva necessità di schiarirsi la voce. Riguarda il 42-50% dei pazienti ed è dovuta all’aumento della secrezione mucosa tracheale in risposta all’acidificazione dell’esofago;
- Tosse cronica (stimata intorno al 44-51% dei pazienti)
- Sensazione di avere un corpo estraneo nell’area della faringe (33-47% dei pazienti)
- Disfagia, cioè la difficoltà di deglutire (colpisce circa il 27% dei pazienti).
Più raramente è possibile che si manifestino malattie del tratto respiratorio come asma, stenosi laringea o sottoglottica, laringospasmo. I sintomi da reflusso sono spesso presenti anche in pazienti affetti da disturbi delle apnee del sonno.
Come si diagnostica e come si tratta il reflusso laringofaringeo
La diagnosi viene effettuata da un otorinolaringoiatra, che esegue prima un anamnesi del paziente, quindi procede con l’esame tecnico di ispezione della gola con un fibroscopio. Questo passaggio è fondamentale per escludere la presenza di forme tumorali.
Per quanto riguarda il trattamento del disturbo, è importante muoversi in primis sul fronte dell’alimentazione. Vanno evitati alcuni cibi (agrumi, pomodori, cipolla, patate fritte, panna acida, frullati, gelati, fiocchi di latte, caffè e tè, liquori e vino, cotoletta, cioccolata, dolci con elevato contenuto di burro, aceto). Altri vanno assunti con moderazione (pesche, fragole, frutti di bosco, yogurt, latte, formaggi a pasta dura, muesli di cereali, birra e aperitivi analcolici, bevande gassate, aglio, cipolla cotta, hot dog, prosciutto, uova).
Rispetto al lato farmaceutico il trattamento più comune consiste nel somministrare a chi è affetto dal reflusso laringofaringeo dei farmaci inibitori della pompa protonica (che evitano, cioè, le secrezioni gastriche acide), che si assumono in concomitanza con i pasti. Se dopo almeno tre mesi di terapia non ci sono benefici, il medico può decidere in ultimo grado di ricorrere alla chirurgia, con un intervento in laparoscopia di fundoplicazione (il tessuto dello stomaco del paziente viene avvolto intorno all’esofago per creare una barriera antireflusso).
>>> Tra le fonti di questo articolo segnaliamo:
Corriere.it
Aooi.it
Dott.ssa Noemi Matteucci per Redazione VediamociChiara
© riproduzione riservata
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Reflusso laringofaringeo – Si tratta di un disturbo con sintomi non specifici e confondibili con infiammazioni alle vie respiratorie. Ecco come riconoscerlo (senza confonderlo con il reflusso gastroesofageo) e quali sono i trattamenti medici.
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