Neurodiritti: Nuove Tutele da Conoscere

Neurodiritti

Neurodiritti: perché parlarne?

Gli attuali progressi nelle neurotecnologie hanno aperto una serie di interrogativi sulle tutele necessarie per proteggere la mente da eventuali manipolazioni “digitali”. Nascono così i neurodiritti: la giornalista Cinzia D’Agostino ne ha parlato per VediamociChiara con l’esperto

Prof. Marcello IencaProf. Marcello Ienca, professore di Etica dell’Intelligenza Artificiale e delle Neuroscienze all’Università tecnica di Monaco

Neurodiritti: cosa sono?

La libertà di pensare e avere pieno controllo sui propri stati mentali, emozioni, memoria, sono diritti fondamentali per l’umanità. Ma lo sviluppo delle neurotecnologie sta generando interrogativi sui quali vale la pensa soffermarsi.

Oggi l’intelligenza artificiale non solo simula quella umana, ma permette di connettersi ad essa tramite le interfacce cervello-macchina.

Il che è ovviamente positivo: basti pensare ai meccanismi di riabilitazione per chi è colpito da ictus o altre malattie gravemente invalidanti.
Ma se le informazioni che le macchine catturano dal cervello non servissero solo a stare meglio?
Se insomma le macchine le usassero per manipolare conoscenze, emozioni, memorie dell’uomo? In che modo dunque la mente umana può proteggersi dalla loro invadenza? Sono nati così i neurodiritti. Cosa sono esattamente?

Neurodiritti per tutelare l’integrità mentale

A chiarire l’argomento è Marcello Ienca, professore di Etica dell’Intelligenza Artificiale e delle Neuroscienze all’Università tecnica di Monaco nonché coordinatore del gruppo di ricerca in Etica dei Sistemi intelligenti presso il Politecnico federale di Losanna. “I neurodiritti rappresentano un nuovo quadro di diritti fondamentali pensato per tutelare l’integrità mentale e la libertà cognitiva delle persone di fronte ai progressi delle neurotecnologie”, afferma.
In pratica, si possono considerare come una “nuova frontiera della tutela giuridica, simile a quanto accaduto in passato con i diritti digitali in risposta allo sviluppo delle tecnologie dell’informazione”.

Neurodiritti: prevenire scenari di abuso

Parlare di neurodiritti è la conseguenza di un contesto globale in cui le neurotecnologie si stanno imponendo in modo davvero massiccio.
Ma bisogna preoccuparsi e difendere la mente umana dalle macchine?
Il professor Ienca sottolinea: “Non si tratta solo di preoccuparsi, ma di anticipare potenziali rischi attraverso regolamentazioni adeguate. Le neurotecnologie possono migliorare la vita di molte persone, ma è importante prevenire scenari di abuso, come la manipolazione dei pensieri o la sorveglianza cerebrale”.

I pericoli da bloccare con i neurodiritti

I neurodiritti potranno essere decisivi nel bloccare tentativi di attacco delle macchine alla mente umana nella sua interezza.
Perché la domanda è: nell’interfaccia cervello-computer, sono davvero a rischio libertà cognitiva, privacy mentale, integrità psicologica e mentale?

Non molto rassicurante la risposta del professor Ienca: “Sì, esistono rischi reali. Soprattutto se le interfacce cervello-computer non vengono progettate con criteri di sicurezza e trasparenza. La possibilità di raccogliere dati neuronali dettagliati solleva interrogativi sul controllo, l’accesso e l’utilizzo di queste informazioni, con possibili implicazioni sulla libertà individuale”.

Neurodiritti per regolare il rapporto uomo-macchina

Se le neurotecnologie stanno rivoluzionando il benessere e la salute, è possibile dare nuove regole a questo nuovo linguaggio tra uomo e macchina?
“La regolamentazione è possibile ma deve bilanciare innovazione e protezione dei diritti. È essenziale creare standard etici e giuridici che garantiscano l’uso responsabile delle neurotecnologie, proteggendo la dignità e l’autonomia delle persone”, rileva Marcello Ienca.
In questo contesto il fronte neurodiritti è di grande importanza.
Anche perché non è purtroppo fantasioso pensare che la macchina, concepita a scopi medici, possa catturare e utilizzare le informazioni contenute nei dispositivi impiantati. È invece piuttosto realistico”, informa l’esperto. “I dispositivi neurotecnologici avanzati possono raccogliere enormi quantità di dati cerebrali. Anche se molti sistemi sono progettati per scopi medici, nulla impedisce che tali informazioni vengano utilizzati per fini commerciali o di sorveglianza, se non vi sono adeguati vincoli normativi”.

Neurodiritti: utilizzo responsabile delle neurotecnologie

E cosa si può fare per garantire i neurodiritti? O meglio, si sta facendo qualcosa?

Il professor Ienca ricorda che “a livello internazionale si sta iniziando a discutere di normative sui neurodiritti. Alcuni Paesi, come il Cile, hanno già inserito i neurodiritti nella propria Costituzione. Al contempo, organizzazioni internazionali stanno sviluppando linee guida per un utilizzo responsabile delle neurotecnologie”.

Marcello Ienca fa parte del gruppo di 24 esperti dell’UNESCO nominati proprio per definire queste nuove tutele. Rivela: “Abbiamo sviluppato una Raccomandazione che spero possa essere presto approvata da tutti gli stati membri. E che introdurrà un quadro etico e normativo chiaro e atto a garantire lo sviluppo responsabile di queste tecnologie e prevenire pericoli. Tuttavia, c’è ancora molto da fare per creare un quadro globale coerente”.

Approccio multidisciplinare per i neurodiritti

C’è un bel po’ da riflettere, tra neurotecnologie sempre più spinte per dare una mano reale alla salute e incognite sull’utilizzo dei dati delle persone.

Un fatto è certo, conclude il professore: “La protezione dei neurodiritti richiede un approccio multidisciplinare. Oltre ai governi e alle istituzioni internazionali, devono essere coinvolti bioeticisti, neuroscienziati, giuristi e rappresentanti della società civile. È fondamentale un dialogo aperto tra scienza, politica e società per definire regole condivise”.

Cinzia D Agostino - Giornalista Redazione VediamociChiaraDott.ssa Cinzia D’Agostino per Redazione VediamociChiara © riproduzione riservata

 

 

Take Home Message

Perché parliamo di Neurodiritti? I neurodiritti si inseriscono in un nuovo quadro di diritti fondamentali pensato per tutelare l’integrità mentale e la libertà cognitiva delle persone di fronte ai progressi delle neurotecnologie. Un tema molto attuale.

 

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