Meno Pillole e Più Salute

Meno pillole e più salute

Meno pillole e più salute: questo è il nuovo mantra dei medici

La scoperta degli antibiotici ha consentito un significativo miglioramento degli standard di vita dell’uomo.

Ce ne stiamo accorgendo…

…non senza amarezza, ora che questi preziosi farmaci incontrano difficoltà a mantenere gli stessi livelli di efficacia del passato a causa della diffusione dei batteri resistenti. Lo stesso si può dire dei vaccini, che ci hanno permesso di dimenticare terribili malattie ormai confinate nel passato (come il vaiolo) e di contenere i danni derivanti dalla recente pandemia. Negli ultimi anni, inoltre, lo sviluppo di farmaci innovativi ha agito in maniera dirompente in medicina, rendendo possibile non solo il trattamento ma anche la guarigione di forme tumorali fino a qualche tempo fa considerate incurabili.

Potremmo proseguire ancora a lungo nel citare i vantaggi derivanti dai medicinali, ma queste brevi osservazioni sono già sufficienti a sottolinearne l’importanza per l’umanità. Detto ciò, sappiamo anche che i farmaci sono associati ad effetti collaterali che, in molti casi, possono essere seri e che il loro costo grava sull’intera comunità. Tutto ciò ha portato le istituzioni sanitarie e i medici a mettere a punto policy di contenimento dei fenomeni di abuso e ad agire in un’ottica di sensibilizzazione su questi punti verso i cittadini.

In questo scenario, come muoversi per trarre dai medicinali i massimi vantaggi e limitarne al minimo i rischi? E perché nei confronti di alcuni medicinali siamo più disposti ad abbassare la guardia e con altri, invece, tendiamo a metterci subito sulle difensive? Ne parliamo nei prossimi paragrafi.

Soppesare benefici e rischi

Proprio i vaccini, già accennati nell’introduzione, sono stati al centro di ricorrenti polemiche riguardanti presunte reazioni avverse gravi taciute a livello istituzionale ma amplificate in ambienti novax. È doveroso precisarlo, ciò è avvenuto e avviene nella gran parte dei casi al di fuori di qualsiasi evidenza scientifica.

Come conseguenza, il dibattito che ne è scaturito ha purtroppo accresciuto i dubbi di molti, ma ha anche permesso di evidenziare un aspetto rilevante: ai farmaci, a tutti i farmaci, sono associati rischi. Non è ancora stata prodotta una medicina completamente priva di effetti collaterali.

Perciò qual è la soluzione, non prendere più farmaci per non rischiare reazioni avverse? No, certo: a guidare in questi casi deve essere un bilancio fra benefici e rischi, nel quale, per giustificare la terapia, i primi devono essere superiori ai secondi.

Quali sono i farmaci di cui abusiamo di più?

Il punto è proprio questo: spesso viene a mancare questo ragionamento iniziale sull’opportunità di prendere un medicinale, non tanto per superficialità nel giudizio, quanto per un eccesso di fiducia in uno strumento che riveste un ruolo anche sociale di prim’ordine. Così succede che assumiamo farmaci anche al di fuori delle indicazioni e delle raccomandazioni dei medici e dei farmacisti.

È quanto avviene per gli antibiotici, che non di rado (statistiche alla mano) vengono scambiati per rimedi anti raffreddore o anti influenza, entrambe malattie virali, quando sono invece inattivi sui virus. Con conseguenze che si ripercuotono non solo sul singolo cittadino ma su tutti e su tutto l’ambiente che ci circonda e nel quale viviamo.

Ed è anche quanto si verifica per altre categorie di farmaci, fra cui gli inibitori della pompa protonica, comunemente usati per trattare il reflusso esofageo. D’accordo, su questo fronte non siamo ai livelli degli Stati Uniti, dove l’abuso è tanto importante da essere correlato ad un numero impressionante di reazioni avverse. Ma i dati mostrano che spesso ne sottovalutiamo i rischi e tendiamo a prenderli senza una valutazione appropriata e al di fuori delle indicazioni del medico.

Altri medicinali nei confronti dei quali abbassiamo le difese con facilità sono gli antinfiammatori, che per molte persone sono assidui compagni di vita. Ma, al di là dei casi in cui è il medico a sottoscrivere una prescrizione per terapia a lungo termine, sono davvero tanti i casi in cui vengono presi per periodi prolungati o, comunque, con una certa frequenza nell’intento di curare disturbi al di fuori delle indicazioni per cui sono stati approvati. Un esempio? L’emicrania, una condizione che, se non occasionale, deve essere diagnosticata in un centro neurologico specializzato da medico con expertise nel settore e che richiede una terapia specifica. In molte persone che soffrono di crisi di mal di testa ricorrenti, l’abuso di antidolorifici porta gravissime conseguenze, soprattutto ai danni dei reni e del cuore, spesso irreversibili.

Età importanti, rischi maggiori

Un caso particolare è quello della politerapia, cioè dell’assunzione contestuale di più farmaci con l’obiettivo di curare più condizioni copresenti.

La persona tipicamente in politerapia è l’anziano, che si trova con una certa frequenza a soffrire di più malattie croniche, ognuna delle quali richiede cure differenti che, necessariamente, devono protrarsi per tutta la vita. Ciò aumenta il rischio di reazione avversa, anche a causa delle interferenze che ognuna di queste medicine può produrre con le altre e con eventuali integratori o alimenti che il paziente assume.

Spesso, addirittura, il paziente in politerapia va incontro ad effetti collaterali che non vengono riconosciuti come tali e vengono trattati, quindi, non con l’aggiustamento della terapia ma con l’aggiunta di ulteriori farmaci: una scelta che esaspera la complessità del quadro clinici e i pericoli correlati.

In questi casi, sfoltire la terapia diventa un must per contenere al massimo il rischio. E, allo stesso modo, è importante evitare di prendere integratori senza avere prima sentito il parere del medico.

Essere consapevoli del rischio è il primo step per gestirlo

L’eccessiva medicalizzazione di alcuni disturbi, uno fra tutti il già citato raffreddore, porta anche ad una distorsione del rapporto medico-paziente che prende il nome di medicina difensiva, in base al quale il medico è spinto dall’atteggiamento insistente del paziente a prescrivere farmaci o esami al di fuori di ogni evidenza scientifica (overprescription). Un giochino che costa diversi miliardi ogni anno alle casse dello Stato, cioè a noi, e che ci espone a reazioni avverse che non trovano giustificazione in un beneficio clinico.

Molti gruppi di ricerca stanno lavorando per individuare algoritmi mirati a favorire una prescrizione appropriata, ma per raggiungere questo obiettivo diventa indispensabile l’educazione dei medici, in primis, e dei cittadini.

Occorre sviluppare la cultura scientifica, agendo fin dai primi anni di scuola dei bambini, favorire la diffusione di una corretta consapevolezza del rischio. Ma, ancora di più, stimolare la capacità di prendersi cura di se stessi, ascoltarsi e imparare a capire, dai segnali del proprio corpo, quando è necessario recarsi dal medico per un consulto e quando è semplicemente il caso di aspettare e avere pazienza.

La cultura della prevenzione

Oggi che abbiamo a disposizione soluzioni per curare malattie ritenute non solo inguaribili ma anche incurabili, siamo liberi di intendere la cura come molto più di uno strumento legato alla sopravvivenza. Possiamo osservare la capacità dei farmaci di migliorare la qualità di vita delle persone, consentire loro di mantenere l’autosufficienza e la produttività, regalare più tempo e più vita.

Ma siamo ben consci del fatto che la spesa pubblica legata al servizio sanitario nazionale sta diventando insostenibile e che la pressione aumenterà nei prossimi anni, anche a causa del particolare assetto demografico. Quindi, dobbiamo perseguire soluzioni che ci consentano di ridurre i costi delle cure e razionalizzare l’uso dei farmaci, cioè dobbiamo essere più orientati alla prevenzione.

Spostare l’attenzione verso la correzione degli stili di vita ci permette di inanellare una serie di benefici. Se ci prendiamo cura di noi stessi prima che compaiano sintomi, stiamo meglio, evitiamo di assumere farmaci, contribuiamo a ridurre la spesa sanitaria e ci esponiamo ad un rischio minore di reazioni avverse.

Dott.ssa Monica Torriani farmacista per Redazione VediamociChiara © riproduzione riservata

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Take Home Message 
Meno pillole e più salute, è questo il nuovo mantra dei medici. Se infatti è indubbio che la scoperta degli antibiotici ha consentito un significativo miglioramento degli standard di vita delle persone, è anche vero che un abuso di questi preziosi farmaci, porta ad un abbassamento dei livelli della loro efficacia. Ecco i giusti comportamenti da adottare.

Tempo di lettura: 5 minuti

Ultimo aggiornamento: 12 agosto 2024

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