L’infarto non è sempre accompagnato da sintomi.
Non tutti sanno che esiste una buona percentuale di attacchi di cuore che non si manifestano con sintomi evidenti.
Scopriamo qualcosa in più sull’infarto silente
Comunemente, sappiamo che ci sono una serie di sintomi a cui prestare attenzione per capire se abbiamo in corso un attacco cardiaco oppure se sta colpendo un nostro caro. Tra i sintomi più comuni vi sono dolore al petto, dolore alla spalla, al braccio, alla schiena. Ma anche: affanno, nausea, vomito, eccessiva sudorazione e senso di affaticamento. Eppure non tutti sanno che il 20% degli attacchi di cuore possono avere sintomi attenuati, oppure meno comuni. Questo tipo di infarto è chiamato infarto silente ed è difficile da diagnosticare.
Come si riconosce un infarto silente?
Se ti stai chiedendo quali sono i sintomi dell’infarto silente, devi sapere che questo tipo di attacco cardiaco viene scoperto solo quando è già avvenuto. Spesso ciò avviene casualmente: magari durante una visita o un esame per un problema diverso che ha richiesto un elettrocardiogramma. Il tracciato mostrerà alcune alterazioni delle onde che possono indicare un danno del muscolo cardiaco.
Chi è più a rischio?
Sono diverse le condizioni in cui possono verificarsi attacchi di cuore asintomatici, come ad esempio:
- individui che hanno una soglia del dolore molto elevata;
- l’età e il sesso: gli infarti silenti colpiscono maggiormente le persone con più di 75 anni e quelle di sesso maschile;
- la presenza di bypass fisiologici che permettono di garantire un flusso adeguato al cuore anche in presenza di un infarto;
- condizioni mediche, come diabete e malattie renali croniche, che impediscono ai nervi di trasmettere correttamente l’impulso doloroso;
- la tendenza a scambiare l’ischemia cardiaca per altre patologie a cui il paziente può essere più soggetto.
Quali sono le terapie per l’infarto silente?
Nella maggior parte dei casi la diagnosi di infarto silente non richiede un trattamento urgente. I pazienti a cui viene riscontrato sono sottoposti a degli esami strumentali per confermare la diagnosi e per capire l’estensione del danno provocato dall’infarto. Questi esami includono un ecocardiogramma (ECG), un esame funzionale (come la scintigrafia o la risonanza magnetica) ed eventualmente una coronarografia.
Sulla base dei risultati degli esami sarà poi stabilita la terapia necessaria. Potrà essere esclusivamente farmacologica o includere anche la rivascolarizzazione miocardica con angioplastica o bypass.
Fonte: Humanitas Salute
Redazione VediamociChiara
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Take Home Message
Non tutti sanno che esiste una buona percentuale di attacchi di cuore che non si manifestano con sintomi evidenti e che quindi sono difficili da riconoscere. Di fatto, l’infarto silente viene scoperto solo dopo che già avvenuto. Spesso ciò avviene casualmente, durante una visita fatta per un altro motivo. Nella maggior parte dei casi la diagnosi non richiede un trattamento urgente.
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