Certamente, in passato ho amato.
Uno speciale trasporto, una sensazione di sicurezza, di inspiegabile pienezza.
Quando mi accarezzava e poi mi stringeva forte, io provavo amore, un infinito, tenero e straordinario amore.
Quando parlavamo le sue parole diventavano anche le mie e i suoi gesti, perché era come se fossimo una sola persona, li potevo persino indovinare.
Potevamo stare in silenzio per ore e continuare ad intenderci perfettamente. Se stavamo lontani, il momento esatto in cui lui mi pensava era lo stesso in cui io sentivo il bisogno di fermarmi per pensare a lui.
L’immagine di prendersi per mano e camminare verso l’orizzonte era la sintesi del sogno che abbiamo vissuto insieme.
Siamo stati complici, amanti, eppure tra noi c’è stato spazio anche per l’incomprensione, per la menzogna, l’abbandono e la sofferenza.
Così quello che cerco oggi è differente.
Quando un uomo mi guarda negli occhi voglio che risvegli il lato oscuro della mia anima, quando respiro il suo odore mentre mi tocca, mentre mi spoglia, voglio che tutto vacilli e che il terreno sotto i miei piedi si sgretoli lasciandomi cadere nel vuoto, nel fuoco dell’inferno.
Voglio che mi osservi come se fossi sempre una donna diversa, che mi tocchi come se mi scoprisse per la prima volta.
Voglio che svaniscano tutte le certezze fissate dalla ragione e dimenticarmi persino di chi sono. Deve diventare tutto fragile, inconsistente, precario come l’esistenza di un animale nei boschi.
Voglio essere assalita dal timore e insieme dal desiderio, da un’eccitazione istintiva, bestiale, che mi stravolga.
Non è più amore che cerco, capisci? Non c’entrano più niente i sentimenti. È qualcosa che va oltre, seppur nella regressione.
Ricerco la spudoratezza, la lussuria, il desiderio di avere tutto e il terrore di perdere qualsiasi cosa.
È come tentare di sopravvivere solo di attimi e di sospiri, pensando di poter morire in qualsiasi momento e allo stesso tempo riuscire a conquistare ad occhi chiusi e braccia aperte uno spazio così grande da sentirsi invincibili.
All’apice dell’estasi voglio sprofondare nella mia solitudine, nella mia individualità di donna.
Voglio riuscire a sentire l’appagamento nella piena consapevolezza del mio corpo, nella lucida e completa libertà di perderlo, riacciuffarlo e lasciarlo andare nuovamente, all’infinito.
Voglio poter essere finalmente immorale, spudoratamente egoista. Essere me stessa ad un livello primordiale, senza freni, senza vergogna, ansiosa di conoscere ogni grado del piacere.
Perché non vi è colpa se non c’è ragione. E non c’è pentimento perché non c’è inganno.
Siamo solamente l’essenza ancestrale del nostro essere, l’atto primordiale che abbatte tutte le barriere e i fili spinati che nei secoli gli sono stati eretti intorno.
È come desiderarsi sulle macerie del mondo, senza chiedersi se ci sarà mai un ritorno, se ci saranno nuovamente amore e tenerezza, incomprensione e menzogne.
Il bene e il male non esistono, perché non esistono né castigo né benedizione.
Ci siamo solo io e lui.
Milena Martin per Redazione VediamociChiara
© riproduzione riservata
Foto da Pixabay