E se rimanere nella Comfort Zone fosse un’opzione?
La scelta consapevole di Donatella
Le riflessioni della coach di VediamociChiara dott.ssa Alessandra Bitelli
Per anni ho stimolato i miei clienti a uscire dalla zona di comfort. Li ho supportati nel fissarsi degli obiettivi, ad accogliere il cambiamento, ad andare incontro a trasformazioni che potessero fare veramente la differenza nella loro vita, a prepararsi a fare quel piccolo passo fuori dal proprio recinto protetto per permettersi di crescere e di evolversi, di aggiungere un pezzettino al proprio curriculum di vita.
Poi, in una sera di luglio, durante una cena incontro Donatella, con cui avevo affrontato questo tema un paio di anni fa, mi riconosce e mi dice che dopo aver parlato con me ha avuto modo di riflettere su quanto ci eravamo dette e ha avuto un’illuminazione… al contrario però. Insomma, non che le illuminazioni abbiano un verso, ma al contrario rispetto alla spinta motivazionale che, al tempo, avevo pensato di darle.
Donatella mi racconta che, proprio dopo aver parlato con me del forzarsi, ogni tanto, a fare quel passetto in più, non solo ha sviluppato la consapevolezza che nella comfort zone lei ci sta bene ma ha anche capito che vuole difenderla cercando piccoli recinti in tutti gli ambienti in cui si muove.
Ho ascoltato Donatella e, in qualche modo, il suo punto di vista, come un occhio di bue ha illuminato una zona d’ombra sulle certezze che ho sempre avuto.
E la domanda che ne è emersa è:
Dobbiamo per forza evolverci e sforzarci di ampliare il nostro spazio di azione?
Fino a sabato sera la mia risposta sarebbe stata si, e penso ancora che se non si esce mai dalla comfort zone si rischia di perdere delle opportunità preziose ma, oggi penso anche che forse, possiamo imparare a selezionare con molta cura dove e se vogliamo fare questo sforzo.
Uno dei vantaggi dell’età è proprio l’attitudine alla selezione. Maturando si impara che togliere è spesso più funzionale di aggiungere, si comprende che “poco” significa ordine e “tanto” si traduce in confusione. Se c’è disordine fuori non può esserci ordine dentro, come dire che se siamo disordinati nei pensieri e nell’anima rischiamo di perdere il senso di quello che facciamo.
Ponendoci degli obiettivi per uscire dalla Comfort Zone, infatti, in qualche modo, assentiamo a subire delle sfide, grandi o piccole a piacere ma che sollecitano, inevitabilmente il nostro ordine interiore. La tempesta che interrompe la quiete.
Donatella mi racconta che sul lavoro deve continuamente uscire dalla comfort zone e per questo la sua motivazione “al contrario” diventa proprio trovare degli spazi in cui sentirsi a proprio agio, finalmente rilassata e non sotto stress. Una scelta consapevole di difendere il suo perimetro di pace.
Come darle torto?
Ma mettiamoci d’accordo su cosa significhi veramente uscire dalla Comfort Zone senza fare troppa teoria di cui testi e social sono pieni
Uscire dalla Comfort Zone, così come l’ho sempre interpretato io, significa chiedere a se stessi di fare qualcosa che ci metta un po’ a disagio per esplorare un terreno sconosciuto in cui, sicuramente non ci sentiamo “al sicuro” ma proprio per questo impariamo che non tutto quello che non conosciamo è pericoloso.
È, in qualche modo, affrontare un pericolo qualche volta reale ma molto spesso solo percepito in cui scopriamo che possiamo farcela e il premio è infinitamente più gratificante che rimanere all’interno del proprio guscio.
Alla luce dell’esperienza di Donatella, però la riflessione cambia direzione ed emerge la necessità di spogliare la nuova esperienza dal carico emotivo. La domanda che ne deriva diventa allora: ma veramente mi interessa questa cosa? O per me è forse più importante preservare un’area di tranquillità, diventata oggi cosa rara e preziosa?
Questa nuova chiave di lettura ribalta la prospettiva e ci mette davanti a un mondo vissuto in accelerazione in cui ci viene richiesto costantemente di fare qualcosa che ci fa sentire a disagio. Un calcio nel posteriore per uscire dalla nostra Comfort Zone.
La risposta a quella zampata diventa allora: “Sai che c’è? Dove posso mi ritaglio un angolo in cui posso finalmente respirare.”
Insomma, occorre non confondere lo spazio fuori dalla zona di comfort con la tensione generata da un ambiente troppo esigente che ci mette continuamente alla prova.
Mi trovo spesso ad ascoltare persone frustrate che non riescono ad ottenere quello che vogliono o che semplicemente sono insoddisfatte della propria vita anche se non hanno ben chiaro il perché. È proprio solo dopo un’attenta esplorazione di questa insoddisfazione che si può definire se valga la pena di scendere in campo e giocare la propria partita e, soprattutto, quanto si è disposti a mettere in gioco per trasformare quello stato di inquietudine in felicità per aver realizzato un desiderio, un obiettivo.
La parola chiave diventa quindi: selezionare.
Un buon criterio è uscire dalla comfort zone solo quando decidiamo di aprire il cassetto dove teniamo i nostri sogni ben al sicuro, tirarne fuori uno alla volta e dedicarci a trovare il modo di renderlo realizzabile senza necessariamente combattere nella burrasca.
Piccoli cambiamenti che fanno la differenza, sempre che siamo interessati ad accoglierla quella differenza nella nostra vita.
In ogni caso, dentro o fuori la Comfort Zone, quello che posso condividere qui oggi è la conquista della libertà di scelta. Se sto dentro è perché quello che c’è dentro mi gratifica e mi basta, anzi lo curo e lo preservo. Se decido di uscire, invece, è perché il desiderio di scoprire cosa c’è fuori è più forte della paura di rischiare.
A voi la scelta.
Dott.ssa Alessandra Bitelli Trainer & Coach per Redazione VediamociChiara ©️riproduzione riservata
Puoi contattare direttamente la dott.ssa Alessandra Bitelli scrivendo a alessandra.bitelli@coach4change.it
Take Home Message
A volte rimanere nella propria zona di comfort significa preservare il proprio benessere perché troppo sollecitati dal mondo esterno e non abbiamo il desiderio di aggiungere ansia nella nostra vita. Possiamo però decidere di selezionare dove e come uscire dalla zona di comfort per quelle conquiste per cui valga veramente la pena mettersi in gioco.
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