Parlare con la voce, una pratica in disuso

Comunichiamo di più ma parliamo di meno oppure è solo la nostra impressione?

Uno strano esperimento…

Federico II di Svezia fece un esperimento folle per dimostrare se esistesse o meno un linguaggio naturale. Fece accudire dei neonati da alcune balie che avevano il compito di tenerli puliti e nutriti ma era loro vietato di parlare o comunicare con i piccoli, neppure una volta, neanche con gesti di affetto “muto”. I bambini morirono tutti, non sopravvissero all’assenza di calore. Accadde nel Medio Evo e pare che la storia non ci abbia insegnato nulla. Oggi il numero di persone che si rivolgono a un life coach perché insoddisfatte della loro vita relazionale aumenta ogni giorno in maniera esponenziale.
Eppure la cura sarebbe una sola. Parlare spontaneamente con chi sia disposto a farlo. Chi non lo è meglio evitarlo perché significa che con noi non c’entra niente. Invece finisce che comunichiamo con tutti e non parliamo spontaneamente con nessuno.

Parlare con la voce – L’importanza del contatto

Siamo esseri sociali, abbiamo bisogno di relazionarci, di esporci, di parlare e condividere idee ed emozioni. Abbiamo bisogno di sentire il “calore sociale” delle persone intorno a noi. Eppure non tutti e non sempre siamo pronti a spartire ciò che coltiviamo nelle nostre anime. Ma perché?
Fondamentalmente, siamo gelosi delle nostre emozioni e non vogliamo perdere tempo o almeno, ci raccontiamo che sia così, molto più comodo ed economico in termini di tempo scriversi due messaggi e rimanere in contatto con centinaia di persone allo stesso tempo. Peccato che il contatto sia non esattamente un contatto, ma uno sfiorarsi in “rete”. Parlare fa bene, ma solo quando le parole e i discorsi escono naturali. Quando non è così, abbiamo la sensazione di non essere capiti e allora parlare non fa bene, mette ansia. Parlare di persona e con la voce coinvolge tutti i sensi perché abbiamo la persona davanti, possiamo percepirne l’odore, guardare le sue espressioni, i suoi occhi, sperimentare il suono della sua voce e tutte le sensazioni che ne derivano.

La generazione smart phone: ragazzi così vicini ma così lontani

Parlare fa bene, ma è una pratica in disuso. Abbiamo una generazione di ragazzi e ragazze che pensa di creare delle relazioni basandosi su scambi di parole scritte, aggiungendo faccine e punteggiatura (che ormai si è ridotta ad un certo numero di punti esclamativi e interrogativi) per dare un tono più o meno incisivo a quanto dicono e poi? La persona dall’altra parte si prende il tempo che vuole per rispondere e si perde l’immediatezza. Così muoiono la comunicazione e la spontaneità che sono invece il cuore delle relazioni sane che mantengono sane le persone. Di sano e realistico invece non rimane quasi più nulla, le persone si conoscono per finta, sono coinvolte per finta in finte relazioni di qualsiasi tipo, parlano per finta, misurando le parole e i tempi, ridono per finta e si arrabbiano per finta, tutto calcolato e misurato per non rischiare di mostrarsi, di raccontarsi per ciò che sono realmente, però… si ammalano per davvero.

Parlare con la voce – I vantaggi delle donne

Le donne, si sa, amano parlare, esplorare, condividere le proprie emozioni e sensazioni più degli uomini, infatti, elaborano meglio stress e ansia, sanno sempre, o quasi sempre, come affrontare una situazione e vivono più a lungo.
Come mi disse quasi 20 anni fa, in tempi quasi non sospetti, un dirigente dell’IBM: internet ha avvicinato chi è lontano ed ha allontanato chi è vicino. E pensare che allora gli smart phones erano pura fantascienza… Una verità assolutamente elementare che ci sta facendo ammalare di solitudine.
Lo psicologo e studioso di antropologia filosofica Fausto Antonini, scomparso da anni ormai, sosteneva che per eliminare lo stress siano sufficienti venti minuti al giorno di contatto epidermico non finalizzato al rapporto sessuale. Come dire che aveva scoperto la causa della maggior parte delle malattie stress derivate, praticamente tutte.
Le donne, appunto, notoriamente più affettuose, più disposte ad effusioni, sono di solito più appagate, in particolare le donne con bambini piccoli o con animali, proprio perché hanno un continuo scambio affettuoso e di contatto con il piccolo.

Parlare con la voce per recuperare l’emozione della parola

L’esperienza sul campo mi dice che, senza arrivare al contatto epidermico, che oggi sembra quasi un’eresia, basterebbe forse parlare con la voce, parlare di persona dove sia possibile, produrre cioè uno scambio con tutti i sensi e se vogliamo lasciare fuori il tatto lasciamolo pure perché olfatto e vista già completano il quadro emozionale.

Quello che dimostrò l’esperimento di Federico II è che il linguaggio naturale non esiste, perché la lingua nasce dal bisogno dell’uomo di entrare in contatto con i suoi simili, dalla necessità di partecipare, aderire, possedere un pezzo dell’altro, e non può esistere senza una comunicazione naturale e circolare.

Ogni volta che noi parliamo, modifichiamo il comportamento dell’altro e ogni volta che l’altro risponde modifica il nostro

In questo senso la comunicazione è circolare ma, se è basata su assunti costruiti e non reali, allora il nostro comportamento si modificherà prendendo strade sbagliate. In questo senso le relazioni fanno fatica a rimanere sane e le persone che vivono in queste relazioni saranno insoddisfatte e quindi sofferenti. Accade così che ci si ammala perché si sperimenta l’assenza anche se non si sa bene di cosa.

Io la chiamerei semplicemente assenza di uno sano scambio umano.

Dott.ssa Alessandra Bitelli Trainer & Coach per Redazione VediamociChiara
©️riproduzione riservata

Puoi contattare direttamente la dott.ssa Alessandra Bitelli scrivendo a alessandra.bitelli@coach4change.it



Take Home Message
Parlare con la voce – Nutre il nostro bisogno di scambio umano. Siamo esseri sociali, abbiamo bisogno di relazionarci, di parlare e condividere idee ed emozioni. Eppure parlare con la voce oggi è diventato molto difficile perché sembra più pratico e veloce parlarsi per email o sms. Forse con i nuovi media comunichiamo sempre di più, ma sembra che parliamo sempre di meno, forse anche per questo che sempre più persone si rivolgono a un life coach.

Tempo di lettura: 1 minuto

Ultimo aggiornamento: 28 settembre 2024

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2 risposte

  1. Quanto è vero! Lo dico sempre ai miei figli e mio marito. Qualche giorno fa passando davanti ad un locale in zona Ponte Milvio a Roma, ho trovato una scritta molto carina “” Qui non abbiamo wifi: PARLATEVI!”” potrebbe essere il mio slogan.

  2. Verissimo! Stiamo diventando tutti vittime di whatsapp e soci. Io, per la verità, non ho mai parlato molto, ma mi piace ascoltare e di questi tempi è diventato difficile.

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