In Giappone il bagno in foresta è chiamato Shinrin-yoku, da noi è traducibile anche come Bagno nel bosco, Forest Therapy o Forest Bathing.
Ovvero: una immersione nel verde dei boschi per riacquistare benessere e salute. La nostra Cinzia D’Agostino ha intervistato per VediamociChiara
Gigliola Sigismundi, vicepresidente di A.I.Me.F., Associazione Italiana di Medicina Forestale
Bagno in foresta: il positivo contatto con la natura
Qing-Li è un medico immunologo giapponese, cui si deve l’invenzione della pratica dello Shinrin-yoku, talmente apprezzata nel suo paese da essere raccomandata addirittura dalle autorità sanitarie.
Ma che cos’è esattamente? Da noi Shinrin-yoku ha diverse declinazioni, bagno in foresta, ma anche forest bathing e forest therapy. Therapy, terapia, appunto, perché questa immersione nel verde delle foreste e dei boschi fa bene alla nostra salute. E molto.
Lo spiega Gigliola Sigismundi, vicepresidente di A.I.Me.F., Associazione Italiana di Medicina Forestale.
“Si tratta di una pratica che consiste nel passare del tempo immersi nell’atmosfera della natura. Lo si fa soprattutto camminando a passo lento, utilizzando quanto più possibile i cinque sensi. Lo scopo è entrare in contatto con le piante, con la vegetazione nel suo complesso, con l’aria del bosco”.
Bagno in foresta: la forza dei terpeni
Fin dall’inizio della sua storia, lo Shinrin-yoku ha dimostrato che con il bagno in foresta si fa un vero e proprio pieno di terpeni. Queste sono particolari molecole, prodotte principalmente dalle piante che con generosità le emettono nell’ecosistema del bosco, permettendo a chiunque di catturarne gli effetti benefici. “Il che riguarda tutti i sistemi del nostro organismo, da quello immunitario a quello circolatorio e respiratorio”, sottolinea Sigismundi, laureata in pedagogia, educatrice professionale ed esperta di oli essenziali. “Il vantaggio è generalizzato ma ovviamente il primo elemento che si nota è olfattivo. Quando entriamo in una pineta sentiamo l’odore della resina, ad esempio, respiriamo meglio e contemporaneamente quelle molecole agiscono anche sul resto del corpo”. Senza dimenticare l’aspetto emozionale. Immergersi nel verde contrasta lo stress, “il contatto con l’atmosfera della natura porta a un miglioramento complessivo”, rileva. Sono in particolare le molecole che arrivano dai pini e dalle conifere in genere ad essere molto potenti. Non guariscono dalle malattie, ma contribuiscono ad avere giovamenti, anche se temporanei.
Ripetere l’esperienza del bagno in foresta prolunga, insomma, le sensazioni di serenità, di essere in armonia con quello che ci circonda.
Bagno in foresta: quello che ci fa stare bene
Immergersi in una foresta regala sempre sensazioni positive. Passeggiare è una delle possibilità che garantisce il massimo dei vantaggi. “Va bene anche sedersi, sdraiarsi e godere della natura, certamente, ma nel camminare ritroviamo un contatto perduto. Fondamentale è la consapevolezza, l’essere presenti a noi stessi. Se mi fermo sotto un albero e ho il cellulare acceso, mi metto le cuffie, sento le canzoni… cioè faccio altro, sarò certamente contento ma perdo il coinvolgimento con la natura. Invece”, sostiene Sigismundi, “ascoltare l’uccellino che canta, l’aria che si muove tra le fronde, toccare la terra con i piedi nudi o con le mani… sono tutte azioni che hanno importanza a livello di beneficio terapeutico”.
Nel bagno in foresta la passeggiata lenta che svela la bellezza del bosco, dei suoi colori, dei suoi suoni aiuta ad acquistare vigore ed energia.
Bagno in foresta: lentezza, silenzio, scoperta
Abbracciare un albero, toccarne la corteccia, odorare il suo profumo ci inonda di molecole terapeutiche. E questo è possibile proprio attaccando il naso alla corteccia, rimanendo così per qualche minuto, per amplificare l’effetto.
Utile anche camminare a piedi nudi sulla terra, “un modo per scaricare l’eccesso di radicali liberi del nostro corpo e assorbire gli ioni negativi della terra che ne emette tanti. Uno scambio fantastico tra noi e la natura. Può talvolta essere una pratica non spontanea, magari abbiamo paura di sporcarci i piedi o di farci male con un sassolino. Ma sforzarsi in tal senso è assolutamente appagante”, nota Sigismundi.
E il silenzio? Indispensabile spegnere il cellulare e non parlare con alcuno, perché le persone attorno a noi possono essere impegnate a scoprire tutto il bello della natura e non bisogna disturbare. In realtà è il bosco che parla, per noi.
Bagno in foresta: come iniziare
Sigismundi consiglia di iniziare a dedicarsi al bagno in foresta guidati da un Facilitatore Esperto di Medicina Forestale. È una nuova figura professionale che ha le competenze per insegnare o meglio indirizzare le persone verso le pratiche migliori per raggiungere il risultato ottimale di benessere. È il facilitatore che riesce a gestire in modo corretto le persone (in gruppi di 10-15 partecipanti) che decidono di immergersi in foresta, secondo l’età e le condizioni fisiche.
Perché il bagno in foresta è adatto a tutti. Ma bisogna farlo bene. L’A.I.Me.F. ha una sua scuola per imparare l’arte del facilitatore. Così come forma un’altra figura professionale, il Promotore dei Centri di Balneazione Forestale, l’equivalente italiano dei giapponesi Forest Bathing Center, che valutano le buone caratteristiche di un bosco per passarci del tempo e contribuire a ottimizzare la salute. Una sorta di certificazione per considerarli luoghi terapeutici a 360 gradi.
Bagno in foresta: non è trekking
Una cosa deve essere chiara. Il bagno in foresta non è una scampagnata né un itinerario di trekking.
“Il Facilitatore”, rivela la vicepresidente, “cerca un’area naturalistica il più pianeggiante possibile, non ci si deve sforzare, stancare nel fare questa attività. Ovviamente poi ci deve essere una buona quantità di alberi. In base a ciò è stabilita la lunghezza del percorso che non deve essere necessariamente molto lungo. Per quanto riguarda la durata dell’esperienza di solito non è mai inferiore alle due-tre ore per arrivare fino all’intera giornata. Del resto noi la chiamiamo immersione forestale proprio perché la passeggiata richiede tempo per essere goduta in pieno.
Sono anche previste esperienze con il pernotto nel bosco”.
Più frequenza c’è in queste passeggiate, maggiore e durevole è il benessere che se ne ricava. Il suggerimento è programmarle ogni due settimane o almeno una volta al mese. Se poi sono quotidiane, la ricarica è perfetta.
Bagno in foresta: un’esperienza anche in città
L’esperienza dello Shinrin-yoku, il bagno in foresta, può avvenire persino in una grande città. A Roma, per esempio ci sono tante ville storiche, ideali allo scopo. Il suggerimento di Sigismundi, è “andare a cercare le parti meno curate, un po’ più selvagge e rustiche, perché lì c’è maggiore biodiversità”.
Come avviene il bagno in foresta
La dottoressa Sigismundi racconta che, prima di iniziare la passeggiata c’è il saluto al luogo. Ovvero? “Cerchiamo un punto che simboleggia un po’ il passaggio dal rumore della città all’entrata nel bosco. Facciamo una sorta di piccolo rituale che può essere proprio un saluto, o una richiesta di permesso al bosco di accettarci non tanto come visitatori ma come persone facenti parte del bosco stesso. Camminiamo un po’, poi facciamo una sosta per una piccola meditazione o un piccolo esercizio di rilassamento. Questo consente anche di rallentare e allentare la tensione del nostro stress quotidiano. Quindi riprendiamo a camminare e troviamo un’altra area dove sostare di nuovo. Il tutto allenandoci con l’esercizio del silenzio. Cerchiamo di non parlare tra di noi in modo da dare maggiore importanza ai sensi, osservare-toccare-annusare-ascoltare-assaporare. Qui sta l’idea dell’immersione, nel bosco ma anche in uno stato di consapevolezza”.
Quando finisce il bagno in foresta
Sigismundi ricorda ancora che, terminata questa esperienza dell’attivazione piena dei cinque sensi e del silenzio, piano piano il facilitatore riporta le persone in emersione.
Verso la fine, viene proposta un’attività che può essere un gioco oppure una danza in cerchio con musica dedicata agli elementi della natura. “Con lentezza”, conclude, “ci si avvia all’uscita. Come ultimo atto, prima di tornare alla nostra vita normale, ci si gira verso il bosco per ringraziarlo dell’ospitalità, come se fossimo stati a casa di un amico”.
Dott.ssa Cinzia D’Agostino per Redazione VediamociChiara © riproduzione riservata
Take Home Message
In Giappone, dove è nato il bagno in foresta è chiamato Shinrin-yoku, un’ immersione nel verde dei boschi per riacquistare benessere e salute e ritrovare il proprio equilibrio. Un’esperienza da provare
2 risposte
Lo voglio provareeeeee
Anche ioooooo