Farmaci e anziani: stato dell’arte e prospettive
Il consumo e la spesa di farmaci per anziani sono in deciso incremento per via dell’allungamento dell’età. Eppure i longevi rimangono spesso ai margini nelle sperimentazioni cliniche. Cinzia D’Agostino ne ha parlato per noi con Francesca Cerreta, coordinatrice delle attività strategiche sui farmaci geriatrici dell’Agenzia europea dei medicinali, l’Ema
Farmaci per anziani senza protettori?
Lo conferma l’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) dell’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco, anche nel suo ultimo rapporto sull’uso dei farmaci della popolazione anziana in Italia: più si invecchia, più si accumulano fattori di rischio e/o patologie. In particolare, segnala il report, se la presenza di due o più patologie caratterizza già il 75% dei sessantacinquenni, tale condizione sembra colpire gli ultraottantenni nella loro quasi totalità. La diretta conseguenza di tale fenomeno è l’utilizzo di un elevato numero di farmaci.
Del resto, dicono i numeri, negli ultimi anni la spesa farmaceutica pro-capite negli over 65enni è stata fino a cinque volte
superiore rispetto alle persone più giovani. Un importante impatto sulla società.
Eppure, nelle relative sperimentazioni cliniche condotte dalle industrie farmaceutiche, gli anziani sono scarsamente coinvolti mentre invece dovrebbero esserne protagonisti delle valutazioni, essendone i principali utilizzatori. E chi fa i farmaci dovrebbe tener conto non solo della patologia da curare ma anche dell’individuo cui è destinata, con tutte le sue vulnerabilità, soprattutto se in età avanzata.
Ma questo non si fa che in modo “timido”.
Farmaci: perché gli anziani “rimangono a guardare”
La lunghezza delle sperimentazioni e l’età delle persone sono elementi che ne frenano la loro presenza in numero non proporzionale all’uso del medicinale. Con il rischio che questo non sia effettivamente efficace o che possa addirittura dare reazioni avverse.
“Ogni farmaco dovrebbe essere osservato dal punto di vista delle prescrizioni che vengono fatte e dalla popolazione che le usa”, sottolinea Francesca Cerreta, coordinatrice delle attività strategiche sui farmaci geriatrici dell’Agenzia europea dei medicinali, l’Ema. Proprio l’Agenzia, da almeno 15 anni, sta cercando di incoraggiare l’inserimento di anziani anche con comorbilità nei trial clinici. E qualche sviluppo, da allora, sebbene un po’ al rallentatore, si sta registrando, ma bisogna fare di più.
Un elemento fondamentale è quello di portare a una reale condivisione delle informazioni sullo stato di salute delle persone, tra i medici,i caregiver e ovviamente i pazienti stessi. Conoscere il profilo sanitario dell’anziano, i farmaci che prende per le diverse patologie, permette al medico di valutare quale terapia possa essere più efficace, non mettendolo a rischio di effetti collaterali. Un discorso che riguarda anche la possibilità di accedere alle cartelle cliniche.
Farmaci per anziani: serve una visione olistica
L’Ema, spiega Cerreta, sta lavorando affinché arrivino all’interno dell’Europa tutti i data base relativi alla salute in modo che ci possa essere un effettivo scambio di informazioni sanitarie, per evitare errori causa mancanza di comunicazioni.
“Dunque è importante che ci sia una visione olistica delle prescrizioni che una persona sta prendendo, così che sia il medico sia il farmacista possano vedere se magari un farmaco aggiunto alla lista di quelli già esistenti sia appropriato oppure no”.
Ecco perché è fondamentale la partecipazione dei longevi alle sperimentazioni cliniche che deve essere in linea con le problematiche reali, di chi ha bisogno di ospedali e/ strutture sanitarie in genere. Perché naturalmente bisogna arrivare a valutare una terapia appropriata in base al quadro patologico generale della persona, determinandone aderenza, efficacia, eventuali reazioni avverse.
Farmaci: il possibile vantaggio dell’intelligenza artificiale
Secondo la coordinatrice, un ulteriore punto su cui si potrebbe (e si lavorerà) in futuro riguarda i sistemi di intelligenza artificiale. “Questi potrebbero/potranno aiutare il medico e i sistemi sanitari nazionali a identificare eventuali mancanze o sovrapposizioni inappropriate di farmaci”.
Il che spesso non accade per mancanza di tempo e di strutture che possano utilizzare un linguaggio comune e operare al meglio sulle sorti delle persone anziane. Non solo nei problemi medico-farmaceutici ma per tutti gli altri aspetti come ad esempio l’assistenza domiciliare che riguardano la cura dei longevi a 360°.
Farmaci e anziani: attenzione alla fragilità
Cerreto informa come l’Ema sia stato il “primo organismo regolatore al mondo a stilare linee guida sulla fragilità dell’anziano”. Tra l’altro invitando anche a fare confezioni di medicinali adatte all’età. Questo già c’è per certi blister evitando che possano accedervi i bambini. Ma non esiste nulla di simile per gli anziani ai quali potrebbe mancare la forza di aprirle.
Un’altra raccomandazione: spiegare se, togliendo un farmaco dalla sua scatola e mettendolo in quelle tipiche scatolette settimanali, può mantenere la sua efficacia.
Le linee guida risalgono al 2018, ma non hanno perso la loro valenza, ovvero ricordarsi di attenzionare gli anziani e le loro fragilità. In modo che essi vengano ingaggiati nelle sperimentazioni, oltre al criterio dell’età.
“Non ci scoraggiamo, continuiamo a martellare su questo versante, ma si tratta ancora di una strada in salita. Ci sono stati passi avanti, non enormi, ma piccoli e costanti. Piano piano il numero degli anziani negli studi clinici è aumentato”, evidenzia Cerreta.
Farmaci e anziani: (piccoli) cambiamenti in atto
Tra i piccoli (grandi) cambiamenti da ricordare il report pubblicato circa due mesi fa sul portale Darwin Eu, richiesto e finanziato dall’Ema: Frailty and polypharmacy among adults with selected cancers at the time of diagnosis (Fragilità e politerapia tra adulti con tumori selezionati al momento della diagnosi). https://catalogues.ema.europa.eu/node/4021/administrative-details
Lo studio indaga la fragilità degli anziani oncologici trattati con più farmaci, evidenziandone anche il rapporto con persone di altre età. “Abbiamo già individuato un gruppo di ricercatori europei di geriatria che possa commentare lo studio e capire se sia un approccio effettivamente utile tra sperimentazioni e realtà”, informa Cerreta.
A breve ci sarà un ulteriore studio sulle prescrizioni non adeguate sulla demenza senile.
Si procede insomma se pur con lentezza.
Un ultimo appunto dalla dottoressa Cerreta. “Da ricordare che la popolazione anziana è costituita principalmente da donne, quindi la loro presenza risulta ancora più importante nell’arruolamento nei trial clinici. È noto ad esempio che nell’ambito cardiovascolare sono sottorappresentate. Attualmente però è in atto un grosso progresso nel loro coinvolgimento”.
Cinzia D’Agostino per Redazione VedimociChiara © riproduzione riservata
Take Home Message
L’allungamento della vita va di pari passo con l’aumento dei farmaci che assumiamo e la politerapia è un tema che trattiamo spesso. Ma i longevi, nonostante tutto, rimangono spesso ai margini nelle sperimentazioni cliniche. Cinzia D’Agostino ne ha parlato per noi con Francesca Cerreta, coordinatrice delle attività strategiche sui farmaci geriatrici dell’Agenzia europea dei medicinali, l’Ema
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