Prevenire il declino cognitivo: gli esperti sottolineano l’importanza di un approccio integrato.
Prevenire il declino cognitivo è indispensabile. Ogni anno, questa condizione colpisce circa due milioni di anziani in Italia. L’invecchiamento mentale rappresenta una sfida non solo per le famiglie coinvolte ma anche per il sistema sanitario nazionale.
Prevenire il declino cognitivo: i dati in Italia
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, in Italia tra 1 e 1,5 milioni di persone sono affette da demenza, con molte altre non ancora diagnosticate. Inoltre, sono sempre più numerosi coloro che soffrono di lievi disturbi cognitivi, una condizione che, se individuata in tempo, può essere trattata con interventi preventivi. Attualmente, si stima che circa quattro milioni di familiari siano coinvolti nell’assistenza di persone affette da declino cognitivo.
I consigli degli esperti
Recentemente è stato presentato il libro “Vecchiaia e salute cognitiva. Un impegno umano, clinico e sociale“, curato dal Prof. Marco Trabucchi, Past President dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria.
Nel volume, che riunisce i contributi di esperti nel campo delle neuroscienze, viene sottolineato come, per contrastare il declino cognitivo, sia fondamentale un approccio integrato che coniughi prevenzione, cura e promozione di stili di vita sani. Questo approccio non solo aiuta a migliorare la qualità della vita degli anziani, ma può anche ridurre l’impatto sociale ed economico che il declino cognitivo comporta.
Prevenire il declino cognitivo: il valore delle relazioni sociali
Come viene sottolineato dagli esperti, oltre allo stile di vita, il principale fattore che può influire negativamente sulle capacità cognitive degli anziani è la solitudine. L’isolamento sociale, infatti, non solo compromette la qualità della vita, ma può anche accelerare il deterioramento cognitivo.
Il cervello ama la compagnia: lo studio
La compromissione dell’attività sociale ha effetti dannosi sulla salute fisica e mentale, tanto che lo scorso anno il Surgeon General degli Stati Uniti (il portavoce delle questioni di salute pubblica negli USA) ha affermato che la solitudine è altrettanto dannosa quanto fumare 15 sigarette al giorno.
Ad avvalorare la tesi secondo la quale il cervello ama la compagnia c’è uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Glasgow e dell’University Medical Center di Amsterdam, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Lancet Healthy Longevity. Da questo studio è emerso che condividere la vita di tutti giorni con qualcuno ed essere coinvolti in progetti comunitari sono i due fattori sociali più importanti per prevenire il declino cognitivo.
L’importanza di un approccio integrato
Come ha evidenziato la Presidente della Fondazione Longevitas, Eleonora Selvi, l’invecchiamento non deve essere visto solo come un problema sanitario, ma occorre creare delle opportunità per migliorare la qualità della vita degli anziani.
La cura del declino cognitivo deve tener conto non solo dei trattamenti medici, ma anche dell’intero contesto in cui vive l’anziano. Dunque, prevenire il declino cognitivo è possibile, ma richiede un approccio integrato e coordinato che coinvolga medici, famiglie e istituzioni, per garantire agli anziani una vita piena e dignitosa.
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Il declino cognitivo è una condizione che colpisce ogni anno circa due milioni di anziani in Italia. L’invecchiamento non è solo come un problema sanitario, ma occorre creare delle opportunità per migliorare la qualità della vita degli anziani. I consigli degli esperti
2 risposte
Grazie per questo consigli. Temo molto il declino cognitivo, già oggi a soli 56 anni dimentico ogni cosa e faccio fatica a concentrarmi😱
Hai ragione! E’ per questo che abbiamo creato una sezione specifica nell’area menopausa https://www.vediamocichiara.it/category/menopausa/deficit-memoria-difficolta-concentrazione/ e una sezione dedicata alla longevità per affrontare anche questo tema https://www.vediamocichiara.it/category/longevita/